Skin ADV

CARNEVALE

15/02/2019 / Lo sapevate che...

“Carnevale ogni scherzo vale”; festa di tutti i tempi e di ogni paese, in cui nessuno può dolersi se gli vengono fatti sberleffi sulla faccia; festa di colori che si prolunga per più di un mese, culminante nei tre giorni di chiasso che precedono la sacra ricorrenza del memento homo; festa che, specialmente in Italia, ha salde basi ed ha stimolato emulazioni tra provincia e provincia, città e città.

Sono, infatti, rimasti memorabili il “carnevalone” di Milano, che, non si limitava alla baldoria degli ultimi tre giorni, e quello di Torino.

Che dire del carnevale di Basilea e di Nizza, per il secondo dei quali si organizzavano da tutti i centri d’Europa, speciali comitive, attratte anche dallo…specchietto della vicina Montecarlo e dalle bellezze panoramiche della Costa Azzurra?. E che dire dei più moderni, Venezia, Putignano, Manfredonia con l’attrattiva dei carri allegorici, il cui tema sono i soliti personaggi politici del momento.

Ma Nizza non più dolorosamente italiana è stata degnamente sostituita da un’altra perla del Tirreno: Viareggio, attraente e gremitissima spiaggia estiva; delizioso sito di riposo, durante l’inverno, in cui lungo lido, tra ville stupende e giardini fioriti, sfilano i carri e le maschere.

Dando un passo indietro nella storia dei nostri tempi si trova che il carnevale è servito non soltanto a far divertire, ma anche quale mezzo di protesta nella lotta politica.

Infatti i patrioti del mezzogiorno, spesso rischiando la galera, indossavano abiti dai tre colori della bandiera italiana che simboleggiava l’ardente aspirazione al riscatto dalla oppressione borbonica, il desiderio di libertà, la speranza nell’unità della patria.

Ma scendendo dalle alture della politica alla piana della vita frivola, spensierata e …sfottente che personifica il carnevale, questa festa, dopo la fine del regime borbonico, raggiunse, nella nostra città, un livello di primo piano.

Rievocare, quindi sia pure brevemente, episodi e scene di un ‘epoca non tormentata da ansie, paure, preoccupazioni e mille altre diavolerie, riesce di sollievo allo spirito ed appaga la curiosità dei giovani, molti dei quali non limitandosi alle attrattive del cinema e del calcio, sono desiderosi di conoscere come trascorressero la vita i loro antenati.

Qualche vecchione rammenta che molti liberali, nei primi anni dell’unità d’Italia, dettero sfogo al loro entusiasmo coll’imprimere un ritmo più intenso alle mascherate , refrigerio alle loro indicibili sofferenze, organizzando caricature rievocanti figure di tirannelli e persecutori del popolo.

Ebbero, così, inizio le sfilate dei carri infiorati, tra i quali primeggiavano, per alcuni anni, quelli allestiti dalla ufficialità di cavalleria ; si organizzarono cavalcate di rurali, sfoggianti sfarzosi abiti , vennero ancora i carri privati, tirati da maestosi quadrupedi riccamente bardati e raffiguranti scene di attualità.

Era tale l’entusiasmo per queste giornate di temporaneo oblio di ogni interesse privato, che il popolo tutto vi partecipava con mille travestimenti ; tanto vero che erano sorte botteghe in cui si confezionavano, vendevano e fittavano vestiti; le più accorsate e attrezzate erano quelle di madame Carrieri, al corso Vittorio Emanuele II, notissima per la sua bruttezza.

Grande nomea aveva acquistato Antonio Tarantino per la specialità di confetti vanigliati.

Col popolo, a questi divertimenti, vi partecipavano le famiglie signorili e ricche ; memorabile rimase la battaglia di confetti che si svolgeva dai balconi del marchese Freda e della famiglia Buonfiglio, al corso Garibaldi, i cui proprietari, quando i confetti erano finiti ed i servi correvano per il rifornimento, senza interruzione di sorta ricorrevano ad ogni specie di proiettili.

Venivano lanciati formaggi, salami , frutta, monete dai tari, ai ducati alle piastre con edificante loro beatitudine ; spettatori di una lotta furiosa tra popolani ; che per terra, si accapigliavano, si pestavano per strappare una moneta al vicino che era stato più fortunato nel raccoglierla.

Tra le tradizionali mascherate c’era la “ parte” ; si componeva di una dozzina di persone ; precedeva un giovane terriero, riccamente vestito e munito di una lunga frusta ; la comitiva si fermava vicino la porta di casa di congiunti od amici, dove il giovane, accompagnandosi con la chitarra, cantava una canzone d’amore che era tutto un inno alle grazie della sua bella.

Era un seguito di strofe e di “ couplets” che destavano interesse ed ilarità tra la folla che sempre più aumentava.

Col passare degli anni e per le mancate promesse del Governo sortì la mascherata, che diventò abituale, dell’acquedotto pugliese ; manifestazione protestativa satirica.

Ma lo…scherzo che rendeva assolutamente in certi momenti difficoltosa la circolazione, provocando addirittura casi di soffocamento, era la caccia ai cappelli duri, la bombetta, che bersagliati dai confetti andavano a finire ai piedi della folla ; specie se qualche bello spirito faceva scivolare sulle tese del cappello una monetina.

Però molti cittadini conoscendo questa forma di …divertimento per prudenza cambiavano copricapo con un altro a cencio, oppure preferivano le vie periferiche.

La celebrazione non si limitava al frastuono della strada che, specie nel martedì continuava fino a tarda sera ; bensì proseguiva nei veglioni pubblici che durava l’intera notte.

Il più affollato era quello vasto politeama Fares, al piano delle fosse, dove conveniva tutto il mondo equivoco della città e della provincia.


A CURA DI

ETTORE BRAGLIA