Serracapriola è un comune italiano di 3.892 abitanti, fa parte del Parco Nazionale del Gargano ed è situato al confine tra Puglia e Molise su una collina di quasi 300 metri di altitudine.
Posta a pochi chilometri dal mare, il clima è di tipo mediterraneo. Si trova a Serracapriola il convento dei padri cappuccini, uno fra i più antichi della Puglia, dove nel 1905 iniziò gli studi teologici san Pio da Pietrelcina: è possibile visitare il suo alloggio situato all'interno del convento; altro elemento importante è il quadro della Madonna delle Grazie
L’origine del nome:
«Questo colle era tutto cinto di boschi foltissimi, appellandosi anche ai giorni nostri Selva del Conte. Costui chi fosse o come chiamavasi non è noto, si però che un giorno, deliziandosi con altre persone alla caccia, si diede ad inseguire un capriolo che, furiosamente fuggendo, rifuggiosi in una grotta nella cima di detto colle, dove entrato il Conte vi ammirò con raccapriccio e stupore un piccolo altare, in cui era una bellissima immagine di Maria Nostra Signora, e il caprio in atto reverente ne stava. Sorpreso da un devoto timore il Cacciatore chiamò tutti i suoi compagni, e avendo unitamente ammirato con venerazione il portento, lo fecero palese agli abitanti delle vicine ville, i quali in poco vi fabbricarono una Chiesa, che perciò ai nostri tempi si appella S. Maria in Sylvis. Appena poi ebbero terminato il divoto edifizio, stimolati dalla devozione e dall'amenità del sito incominciarono a fabbricare le case. È questa la fondazione della Terra che, in memoria di quanto è narrato, ebbe il titolo di Serra-capriola.»
COSA VISITARE
Il castello
La costruzione più antica del paese di Serracapriola è costituita dal mastio del castello, poi oggetto di aggregazioni di strutture succedutesi nel tempo almeno fino al XVI secolo, fino a costituire l'attuale organizzazione quadrangolare con torri difensive ai vertici.
Le prime notizie del castello di Serracapriola si hanno in un documento del 1045, quando il longobardo Tesselgardo, conte di Larino, donava al monastero di Tremiti la città di Gaudia o Civita a Mare; tale donazione fu fatta appunto "intus Castello de Serra".
Nel corso dei secoli sono state apportate modifiche alla struttura originaria, sia in funzione della sua utilizzazione sia nelle riparazioni effettuate a seguito del terremoto del 1627 che interessò tutto il settore nord della Capitanata.
Da struttura fortificata militare, modificata nel tempo anche per mutate esigenze difensive, il castello fu successivamente utilizzato come ‘corte domestica'. L'accesso al piano nobile fu fatto mediante uno scalone ricavato nella torre ottagonale. Tra i numerosi ambienti, quello più rappresentativo è la così detta “sala del trono”.
Si tramanda che san Luigi Gonzaga, ospite dei suoi parenti, dormì una notte nel castello.
Nei locali sotterranei vi sono vari cunicoli tra cui l'accesso ad un'ampia voragine, ancora oggi inesplorata, denominata “trabocchetto”, in cui secondo la leggenda venivano eseguite le esecuzioni capitali.
Il castello è tuttora di proprietà della famiglia Maresca di Serracapriola che dal 2011 ha intrapreso alcuni lavori di restauro.
Palazzo Arranga
Eretto a partire dal XVIII secolo dalla potente famiglia locale degli Arranga, esponenti di una aristocrazia terriera ed armentizia, il palazzo si configura come un tipico palazzo italiano a corte chiusa. Originariamente sorto in posizione decentrata rispetto al nucleo urbano dell'epoca, conserva sulla facciata i resti di due torrette difensive verso potenziali assalti. Verso la fine dell'Ottocento col tracollo degli originari proprietari il palazzo venne venduto all'amministrazione comunale che vi instaurò il municipio, modificando il portale con una trabeazione tipo dorica, ingentilito dalla aggiunta di un timpano con colonnine corinzie sul balcone centrale. Nel 1905 abbattuta la porzione di mura medievali di cinta a lato del castello con relativa torre orologio nota come Portella, su palazzo Arranga verrà costruita una torretta campanaria al cui interno ospita il meccanismo di un orologio che batte le ore e i quarti. Il palazzo è stato gravemente danneggiato dal terremoto del Molise del 2002; un significativo lavoro di recupero e restauro ne ha consentito il recupero alla collettività e all'uso civico.
Palazzo Pilolli
In piazza Porta Bianchini si trova il palazzo Pilolli, con la leggiadra facciata, i balconi con ringhiere in ferro battuto, l'antico e severo portone ad arco, dal quale si accede al piano terra e al piano nobile del monumentale edificio. La facciata era costituita da un unico portone di accesso poi dublicato nel corso del '900.
Architetture religiose:
Chiesa Santa Maria in Silvis
è la costruzione religiosa più antica di Serracapriola, edificata a breve distanza temporale dall'erezione del castello. Testimonianze storiche locali indicano l'esistenza al suo interno di un distico leonino tramandato dal canonico Ottaviano Gabriellis che faceva risalire al 1019 la fondazione della rocca e dell'abitato. L'originale struttura, distrutta da un terremoto nel luglio 1627 venne ricostruita con preziose decorazioni in cotto ad opera di Donato Gentile all'epoca quartulano protonotaro apostolico e arciprete della collegiata, sotto la guida del vescovo larinate Pietro Paolo Caputo nel 1630. Permangono elementi della precedente costruzione come l'architravatura del portale principale, realizzata in pietra e la fonte battesimale entrambi del XVI secolo. All'interno della chiesa è conservato il quadro della Madonna di Santa Maria in Silvis risalente al 1534 e realizzato con applicazioni in oro e pietre preziose, oltre ad un'Annunciazione del XVIII secolo.
Chiesa San Mercurio Martire
Altra costruzione di rilievo in paese è la chiesa di San Mercurio, ricostruita nel 1630 anch'essa a seguito del violento terremoto che aveva colpito la città tre anni prima nel luglio 1627. Con l'occasione ciò che restava della precedente chiesa fu interamente demolito e il materiale riadattato nella nuova. Articolata su tre navate con cupola, sono presenti diversi altari dedicati a santi differenti con relative reliquie.
La chiesa venne consacrata dopo la ricostruzione da monsignor Tria il 18 novembre 1728 e si presenta articolata su tre navate a colonne tuscaniche con cupola e diversi altari dedicati a santi differenti con relative reliquie: quello di san Michele appartenuto alla famiglia Stanziano, quello dei Santi Filippo e Niccolò dei da Bovino, quello dell'Addolorata dei Simonetti, quello di Santa Maria delle Grazie prima della famiglia Stella poi dei Cannavaro di Lucera, quello della Madonna del Carmine della famiglia Carrieri e infine quello di San Gaetano dei Paramente. Il campanile è posto sul lato sinisto della facciata volta a oriente; la tradizione orale popolare tramanda che sarebbe stato "costruito dai Francesi"; in questo senso non tanto durante il periodo napoleonico, quanto probabilmente con riferimento alla direzione dei lavori. Prima dell'editto di Saint Cloud nella chiesa si trovavano diverse sepolture ma quando queste vennero rimosse per motivi igienico-sanitari, venne rifatto anche il pavimento sebbene permangano in alcuni angoli dei residui delle mattonelle antiche.
La chiesa è inagibile e chiusa al culto da oltre un decennio, pur essendo stata oggetto di alcuni interventi di recupero che però attendono di essere completati.
Chiesa di Sant'Antonio abate
Risalente al XVII secolo, posta sullo slargo omonimo conosciuto un tempo come la Porta da Basso, la chiesa di Sant'Antonio abate è oggi sconsacrata, destinato a magazzino. L'edificio si presenta a navata unica, interamente realizzato in cotto. Vi si riuniva la Congrega dei Morti, più anticamente Congrega del Purgatorio o di Sant'Antonio Abate, i cui confratelli indossavano sacco bianco e mozzetta nera.
Chiesa di Sant'Anna
Caratteristica dell'abitato serrano, la chiesa di Sant'Anna ha una facciata di forma quadrata risalente al 1742 con due ordini di lesene che si presentano più grandi nella parte inferiore e più piccole nella parte superiore. La chiesa venne chiusa nel 1874 e venne riaperta al culto nel 1918, subendo un restauro conservativo nel 1950.
Chiesa e convento di Sant'Angelo
La chiesa e il convento di Sant'Angelo vennero fondati come area di culto extramurana nel 1436 dai padri cistercensi e fu ampliata poi dal 1474 sino al XVIII con la costruzione di altri locali di servizio quali un'infermeria, una biblioteca, dei dormitori e un giardino cintato da mura, giunto intatto sino a noi dall'epoca della sua costruzione. La seconda fase di edificazione venne curata dalla famiglia Gonzaga che affidò inoltre la cura del convento ai padri osservanti sino alla soppressione napoleonica del 1811 quando il monastero divenne dapprima una caserma per poi essere venduto nel 1815 a Ruggero Maria che vi aprì un convitto per fanciulle abbandonate affidato alle suore liguorine. Il convitto venne soppresso nel 1862 dal governo del Regno d'Italia e venduto alla famiglia Maurea di Chieuti, per poi passare ai De Nardellis. Presso il convento si trova inoltre la tomba del predicatore Tommaso d'Avalos, vescovo di Lucera, fratello del ben più noto marchese di Vasto.
Chiesa e convento di Santa Maria delle Grazie
Eretti originariamente nel 1536, il convento e la chiesa di Santa Maria delle Grazie di Serracapriola vennero fondati dal cappuccino padre Paolo da Sestino su disegno del gruppo di frati che si insediò, a spese di Andronica Del Balzo, principessa di Molfetta e signora di Serracapriola. Secondo la regola dell'Ordine, il convento venne edificato in forme povere ma venne successivamente ampliato e arricchito a raggiungere le forme attuali.
La chiesa del convento, intitolata a Santa Maria delle Grazie, venne consacrata il 13 giugno 1703, accogliendo successivamente oltre 10 capitoli provinciali dei padri cappuccini tanto il luogo era amato dall'Ordine. L'11 agosto 1808, mentre anche nel meridione italiano giungevano i francesi di Napoleone Bonaparte che minacciavano di sopprimere anche il convento di Serracapriola. La soppressione non ebbe luogo grazie all'intervento difensivo che i sindaci di Serracapriola e Chieuti presentarono nei confronti delle autorità francesi, descrivendo il bene che i monaci locali avevano sempre apportato alla comunità serracapriolese.
Questa mistica chiesetta del Padri Cappuccini fu dichiarata Santuario dal Vescovo di Larino Mons. Pietro Santoro, dietro insistente preghiera del popolo di Serracapriola e di Chieuti e di P. Eugenio Caldarazzo, il 2 luglio 1971. Il titolo di santuario fu a gran voce richiesto dal popolo poiché i miracoli verificatisi nella chiesetta furono 3 nel corso dei secoli: il più antico è quello che riguarda la liberazione del popolo serrano dall'invasione turca ad opera del salvifico intervento della Madonna, venerata nel Convento nella rappresentazione di una tavola lignea dell'artista Francesco da Tolentino datata 1534 che troneggia al centro dell'altare centrale, raffigurata con Gesù Bambino che tende le braccia al seno della Vergine ancora in veste, in attesa di essere presto offerto alla bocca del Figlio Divino e in secondo piano, S. Giuseppe falegname che veglia su entrambi. Questo evento, affrescato sulla parete destra dell'altare nel 1943 da Amedeo Trevisonno, raffigura un saraceno con in mano una scimitarra in atto di distruggere il dipinto di Maria SS. delle Grazie, staccato dall'altare e scaraventato a terra, che cade fulminato colpito da una luce abbagliante e punitrice scesa dall'alto che investe il saraceno, il quale rimane colpito a morte riverso a terra. I turchi, spaventati dall'accaduto, dopo aver saccheggiato la città e incendiato il convento, finalmente indietreggiano, lasciando libera la popolazione serrana e risparmiando totalmente dai saccheggi e dalle violenze la vicina Chieuti. I chieutini ancora oggi, il 2 luglio di ogni anno, giorno in cui ricorre la festa di Maria SS. delle Grazie, si recano all'alba in un pellegrinaggio a piedi al Convento di Serracapriola per ringraziare devotamente la Vergine per la grazia ottenuta secoli or sono.
Sono del Trevisonno anche gli altri affreschi parietali con scene squisitamente francescane. A partire dalla sinistra del visitatore che varca la soglia: la Natività e la Sacra Famiglia a seguire San Francesco che ammansisce il lupo a Gubbio, l'Annunciazione dell'Arcangelo Gabriele a Maria nella casa di Nazaret accanto all'altare. Al centro, sopra all'altare maggiore, opera dello scultore Gennaro Limatola di Forìa, troneggia la tavola della Madonna incastonata nell'affresco raffigurante l'Arcangelo Michele e San Francesco che salvano le anime dal purgatorio aiutandole a salire in Paradiso. A destra, l'affresco del miracoloso intervento della Vergine Maria contro la conquista dei saraceni, segue la predica di Sant'Antonio ai pesci, a Rimini. Chiude la serie l'affresco sulla volta raffigurante le Stimmate di San Francesco sul monte de La Verna.
Fino a poco tempo fa non era conosciuta la storia del quadro miracoloso della Vergine, commissionato da Don Vincenzo Gabriele, all'illustre pittore Francesco Da Tolentino nel 1534, che dopo aver dipinto due quadri della Madonna per le due chiese principali, ne dipinse un terzo. In quel tempo i Padri Cappuccini edificavano il loro convento e Don Vincenzo decise di prestare loro il quadro di Maria SS. delle Grazie con l'impegno di restituirlo non appena ne avessero fatto dipingere uno per la loro chiesa. Don Vincenzo morì nel frattempo e suo fratello pensò di richiedere il quadro ai Cappuccini ma, ammalatosi, morì improvvisamente. Allora suo figlio fece la stessa richiesta ma anche lui si ammalò e morì. Le sue due sorelle, considerando i luttuosi fatti e intimorite dall'accaduto, decisero di donare definitivamente il quadro ai Frati Cappuccini. Fu così che il quadro miracoloso non lasciò mai più il Convento dove è tuttora custodito e venerato.
Il 2 luglio 1971 il Vescovo incoronò la Madonna e il Bambino Gesù. Lo stesso P. Eugenio lavorò molto affinché la chiesa divenisse parrocchia e ciò avvenne con decreto diocesano del Vescovo Criscito il 1º novembre del 1972. Lo stesso P. Eugenio divenne il primo parroco. Padre Cipriano De Meo, subentrato al P. Eugenio come parroco nel 1973, ripropose alla devozione dei fedeli la figura del Padre Matteo D'Agnone, profondo teologo, potente esorcista, assertore della regalità di Cristo e dell'Assunzione di Maria in cielo, molto prima della proclamazione del dogma cattolico proclamato da papa Pio XII il 1º novembre 1950, anno santo, attraverso la costituzione apostolica Munificentissimus Deus.
Fonte: Wikipedia